Scene famose da “Romeo e Giulietta”

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ROMEO Perché, se l’amore è dipinto alla cieca, può scegliere a suo piacimento strade così strane? Dove andiamo a mangiare oggi? Dio mio! Dimmi cos’è successo. Ma no, lo so già. Abbiamo trovato l’amore accanto all’odio; amore discordante, odio amoroso; strana confusione della natura, caos informe, materia seria e leggera, forte e debole, fumo e piombo, fuoco gelido, salute che muore, sonno che risveglia, essenza sconosciuta. Non riesco ad abituarmi a un tale amore. Ridi? Lunga vita a Dio…!

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ROMEO I miei colpi sarebbero vani, Perché lei, casta come Diana la cacciatrice, Supererà in astuzia tutte le frecce puerili del rapace alato. La sua modestia funge da armatura. Fuggi le parole d’amore, evita di incontrare altri occhi, l’oro non si arrende. È ricca, perché è bella. Povero, perché quando morirà, rimarranno solo i resti della sua sovrana perfezione.

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ROMEO La sua non è parsimonia, è spreco, perché avidamente nasconde la sua bellezza, e ne priva il mondo. È così discreta e così bella che non dovrebbe godere del mio tormento, ma odia l’amore, e quel voto è la causa della mia morte.

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ROMEO Con la maschera nera risalta maggiormente il candore dell’incarnato. Non dimenticare mai il dono della vista chi una volta l’ha perso. La bellezza più perfetta che ho visto sarebbe solo un libro da leggere che la perfezione della mia amata era maggiore. Ciao ciao! Non sai come insegnarmi a dimenticare.

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Scena V.

Qui Romeo partecipa a un incontro in casa Capuleti e vuole conoscere l’identità della dama di cui si innamorò a prima vista. Descrive anche con passione Giulietta.

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ROMEO (al suo servitore) Dimmi, qual è donna che arricchisce la mano di quel galante con un tale tesoro?

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ROMEO Lo splendore del suo viso contrasta con quello del sole. La terra non merita un prodigio così sovrano. Sembra tra gli altri come una colomba tra le taccole. Quando il ballo sarà finito, andrò da lei e le stringerò la mano con la mia. Il mio vecchio amore non era vero, quella bellezza così non ha mai visto i miei occhi.

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ATTO SECONDO, Scena II

Durante questa scena nel giardino dei Capuleti si svolgono i monologhi più famosi di Romeo e Giulietta. Lasciandosi trasportare dal suo amore, raggiunge il balcone di Giulietta ed esprime i suoi sentimenti scoprendo che lei appartiene alla famiglia rivale. Alla fine le confessa il suo amore, la sua disponibilità a tutto per lei e decidono di sposarsi.

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ROMEO
(GIULIETTA è alla finestra.)
Ma qual è la luce che vi appare? Il sole che già sorge dai balconi orientali? Vieni fuori, bel sole, e uccidi d’invidia la luna con i tuoi raggi, che è pallida e odiosa perché qualunque ninfa nel tuo coro vince sulla tua bellezza. Ecco perché si veste di giallo. Che sciocco chi indossa i suoi abiti avvizziti! È la mia vita, è il mio amore che appare! Come potrei dirle che è la padrona della mia anima? Non mi ha detto niente. Ma cosa importa? I suoi occhi parleranno e io risponderò. Ma quale audacia è la mia, se non mi ha detto niente! I due più bei luminari del cielo la pregano di prendere il loro posto durante la sua assenza. Se i suoi occhi brillassero come stelle nel cielo, la loro luce basterebbe a coprire il resto come la luminosità del sole uccide quella di una torcia. Un tale torrente di luce scorreva dai suoi occhi, che svegliava gli uccelli a mezzanotte, e canta la loro canzone come se fosse arrivata l’alba! Ora metti la mano sulla tua guancia. Chi potrebbe toccarla come il guanto che la copre?

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ROMEO Se ti prendo in parola, chiamami il tuo amante, e crederò di essere stato ribattezzato e di aver perso il nome di Romeo.

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ROMEO L’amore che mi ha detto dove abitavi. Da lui mi ha consigliato, ha guidato i miei occhi che gli avevo consegnato. Senza essere un nauchero, giuro che salperei fino alla spiaggia più remota dei mari per conquistare un gioiello così prezioso.

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scena III

Romeo incontra Fray Lorenzo e chiede la sua benedizione per sposare Giulietta.

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ROMEO Ebbene, ti dirò in due parole che sono innamorato della figlia del nobile Capuleti, e che lei mi ricambia con uguale amore. Tutto è sistemato: non resta che benedire questa unione. Poi ti dirò con più spazio dove e come ci siamo conosciuti e ci siamo giurati eterna costanza. Ora ciò che conta è che tu ci sposi all’istante.

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ATTO TERZO, Scena III

Dopo aver vendicato la morte del cugino Mercuzio per mano di Teobaldo, Romeo va in esilio a Mantova. Udito il verdetto, in questo monologo Romeo esprime la sua desolazione e accenna alla possibilità della morte per essere stato separato da Giulietta.

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ROMEO Tanta clemenza è crudeltà. Il paradiso è qui dove vive Giulietta. Un cane, un topo, un gatto possono vivere in questo cielo e vederlo. Solo Romeo non può. Più prez, più gloria, più felicità ha una mosca o un lurido tafano di Romeo. Possono toccare quella mano bianca e meravigliosa di Giulietta, o appollaiarsi sulle sue labbra benedette, su quelle labbra così piene di verginale pudore che considerano peccato toccarle. Romeo non lo farà. Lo mandano a volare e lui è invidioso delle mosche che volano. Perché dici che l’esilio non è la morte? Non avevi qualche sottile veleno, qualche ferro affilato che mi uccidesse prima di quella vile parola “bandito”? Così si dicono i dannati all’inferno. E tu, prete, mio ​​confessore e mio migliore amico, sei tu che sei venuto ad uccidermi con quella parola?

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ATTO V, Scena II

A Mantova, dove sta scontando il suo esilio, Baltasar dà a Romeo la notizia della morte di Giulietta. Disperato, decide di procurarsi un veleno e di partire subito per Verona.

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Sì, Giulietta, stanotte riposeremo insieme. Ma come? Ah, diavolo, quanto velocemente vieni in aiuto di uno spirito disperato! Adesso ricordo che qui vicino abita uno speziale dalla fronte arcigna e dalla faccia cattiva, un grande erborista di erbe officinali. La fame lo ha trasformato in uno scheletro. Dal soffitto della sua cupa tana pende una tartaruga, un coccodrillo e varie pelli di pesci robusti, e, in scatole impilate, vasi verdastri vuoti, vecchi semi, corde di spago, tutti distanti per apparire di più. Quando ho visto tanta miseria, ho pensato che anche se è proibito, pena la morte, dispensare veleno, forse questo sfortunato uomo lo venderebbe se fosse pagato per questo. Beh, ci ho pensato, e ora lo eseguirò.

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scena III

Nel cimitero, dirigendosi verso la tomba dove riposa Giulietta, Romeo incontra il conte Paride, dal quale avverte di stare alla larga. Combattono e Parigi muore. Successivamente si avvicina a Giulietta, prende il veleno, la bacia e muore.

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ROMEO Sì, vengo a morire. Nobile giovane, non tentare coloro che vengono ciechi e scoraggiati. Scappa da me, lasciami; ricorda quelli che erano e non sono. Ricordati e trema, non provocarmi più, giovane stolto. Per Dio ti prego. Non vuoi aggiungere un nuovo peccato a quelli che mi opprimono la testa. Ti amo più di quanto tu possa amare te stesso. Sono venuto per combattere me stesso. Scappa, se vuoi salvarti la vita, e apprezza il consiglio di un pazzo.

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ROMEO Lo farò. Vediamo la sua faccia. Il parente di Mercuzio, il conte Paride! Al momento di montare a cavallo, non ho sentito, come nell’ombra, il mio scudiero dire che Paride e Giulietta si sarebbero sposate? Era realtà o sogno? O era solo che ero pazzo e pensavo stessero parlando di Juliet? Il tuo nome è scritto con il mio nel libro insanguinato del destino. Il sepolcro trionfante ti aspetta. Che dico grave? Dimora di luce, povero giovane. Lì dorme Giulietta, e lei basta a dare luce e bellezza al mausoleo. Giaci al suo fianco, un morto è colui che ti seppellisce. Quando l’uomo morente si avvicina alla sua trance finale, di solito si rianima, e questo è chiamato l’ultimo lampo. La mia sposa, il mio amore, la morte che ha prosciugato il nettare dalle tue labbra, non ha potuto superare completamente la tua bellezza. Si irradia ancora nei tuoi occhi e nel tuo volto, dove la morte non ha ancora potuto esporre il suo vessillo odioso. Ora voglio calmare l’ombra di Teobaldo, che giace in quella tomba. La stessa mano che ha tagliato la tua vita, taglierà quella del tuo nemico. Juliet, perché sei ancora così bella? Potrebbe essere che il mostro emaciato ti offra i suoi amori e ti voglia per la sua signora? Per impedirlo, dormirò con te in questa cupa caverna della notte, in compagnia di quei vermi, che sono oggi le tue uniche fanciulle. Questo sarà il mio eterno riposo. Qui il mio corpo riposerà, libero dalla fatidica legge delle stelle. Ricevi l’ultimo sguardo dai miei occhi, l’ultimo abbraccio dalle mie braccia, l’ultimo bacio dalle mie labbra, porte della vita, che vengono a suggellare il mio contratto eterno con la morte. Vieni, ruvido e vittorioso pilota, la mia nave, stanca di combattere le onde, vuole infrangersi sugli scogli. Brindiamo alla mia signora. OH quanto portentosi sono gli effetti del tuo balsamo, veritiero alchimista! Quindi, con questo bacio… muoio.

[…]

FINE DEI LAVORI

In questo modo l’opera di Romeo e Giulietta si conclude con il suicidio dei due protagonisti. Più tardi, Fray Lorenzo racconta tutto quello che è successo. La tragica morte degli innamorati pone fine al lungo conflitto tra i membri delle famiglie rivali dei Montecchi e dei Capuleti.

Bibliografia

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Cecilia Martinez (B.S.)
Cecilia Martinez (B.S.)
Cecilia Martinez (Licenciada en Humanidades) - AUTORA. Redactora. Divulgadora cultural y científica.

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